Storia

La Chiesa di San Nicolò può certamente essere considerata una delle più antiche in Padova ed una delle prime dedicate al Santo di Mira (nell’odierna Turchia). Ebbene i primi documenti sulla chiesa siano datati 1088 – l’anno nel quale il Vescovo di Padova, Milone – concesse la chiesa alle Monache di San Pietro – recenti lavori di restauro (1970 ca.) hanno rivelato la presenza di fondamenta di periodo molto anteriore. Queste fondamenta, che corrispondono a quelle di una cappella dedicata a San Nicolò, sono probabilmente più antiche del 1087, l’anno nel quale i resti di San Nicola furono traslati a Bari.
Nei secoli seguenti, la Chiesa di San Nicolò viene frequentemente menzionata nei documenti. Nel 1178, in base a nuovi elenchi redatti dal Vescovo Gerardo, fu annoverata come una delle Parrocchie della città. Da allora è nota la presenza di un cimitero in corrispondenza dell’attuale sagrato e che molte famiglie nobili, che collegarono il loro nome alla chiesa per secoli, furono sepolte all’interno della chiesa. Alcune di queste famiglie vivono ancora a Padova, anche nella parrocchia, quali ad esempio i Forzaté, De Roberti, Livello, Cavalli, Borromeo, Sala, Dondi dall’Orologio.
Documenti del 1305 riportano il primo di molti restauri che la chiesa di San Nicolò subì nei secoli. Una Visita Pastorale del 1546 parla dell’esistenza di 11 differenti altari che ognuna delle sopra menzionate famiglie aveva voluto per la chiesa. Questi altari erano stati divisi tra le tre navate che esistevano a quel tempo e che furono separate longitudinalmente in due sezioni, una per gli uomini e l’altra per le donne, grazie ad un piccolo muro che attraversava la navata centrale. Su ordine del Vescovo Ormaneto, il muro fu abbattuto nel 1571 e i pilastri che dividevano le navate furono sostituite con le attuali colonne Tuscaniche.
I particolari barocchi furono aggiunti tra il 1660 e il 1680, un periodo nel quale alterazioni radicali furono fatte alla struttura medioevale, , compreso l’abbattimento degli absidi – che ora sono stati ricostruiti – cosicché poterono essere installati i nuovi altari e la chiesa poté essere separata dalle costruzioni circostanti. Infine, fu installata la balaustra davanti all’altare principale.
Anche la struttura esterna della Chiesa di San Nicolò mostra i segni  delle vicissitudini che la costruzione subì nel corso dei secoli. La prevalente ed originaria struttura Romanica rivela le molte aggiunte e modifiche che si susseguirono. Esempi di arte gotica si possono trovare nella facciata e all’interno con una serie di piccoli archi acuti che decorano il muro attorno al rosone centrale e nelle navate oltre al campanile con le sue doppie bifore ad arco acuto.
Il sagrato all’esterno fu aggiunto solo dopo il 1367 per ricavare spazio per la cappella di famiglia dei Forzaté, alla sinistra entrando, come si può vedere dalle piccole pietre da pavimentazione poste sul muro esterno che mostrano lo stemma di famiglia: un cervo galoppante ed un fiore. La dimostrazione che fu aggiunta dopo la costruzione della chiesa originale possono essere trovate a due metri dall’angolo sinistro, dov’è la pietra angolare di consacrazione, ora nascosta, inglobata nel muro, che documenta l’evento. L’aggiunta di una quarta navata, originariamente destinata all’uso delle famiglie nobili, è evidente alla destra della facciata. Oggi restano solo pallide tracce degli affreschi che correvano lungo gli archetti della facciata sui quali erano dipinti gli stemmi della famiglie nobili della città. Non ci sono, inoltre, traccia dell’edicola con archi e colonne posta sulla parte anteriore del campanile nel XV secolo e rimossa nel XV
All’entrata principale si passa attraverso il portale che fu costruito alla fine del 15° sec. . Progettato il stile Lombardesco in pietra di Nanto, fu restaurato nel 1988. All’interno dell’arco è visibile una rappresentazione di San Nicolò ed ai lati il Padre Eterno e l’Annunciazione. Quello che si può vedere all’interno è il risultato di un lungo ed attento restauro durato dal 1966 al 1971, ripreso nella seconda metà degli anni ‘90, che ha comportato il ritorno degli interni al loro originale stile Romanico, rimuovendo le aggiunte e modifiche dell’epoca Barocca. Le alte volte a crociera evidenziate da bordi in terracotta sono del 14° secolo e sostituiscono l’originale a travi in legno.
Nella prima cappella sulla destra è presente un dipinto di Sant’Agnese in gloria, proveniente da una vicina chiesa dedicata alla Santa, ora sconsacrata. L’autore non è mai stato identificato, ma è stato attribuito ad un artista padovano del 17° secolo.
La cappella seguente, detta del Battistero, era usata quale Cappella dei Catecumeni ed era provvista di entrata propria. E’ visibile un notevole fonte battesimale del 16° secolo, mentre sul retro è visibile un trittico ligneo del 14° secolo sopra un sarcofago. Alla fine del 14° secolo i corpi di Giordano e Marco Forzaté furono inumati in questo sarcofago tardo-gotico fatto in marmo rosso broccatello e durante i restauri del 1933 le loro ossa furono riesumate. Il loro stemma di famiglia, che è visibile anche nel sagrato, è raffigurato al centro di questa opera d’arte. Il trittico sovrapposto mostra la Madonna con Bambino ed i Santi Giacomo e Leonardo ai due lati ed è un raro pezzo d’arte per qualità pittorica ed uso della luce. L’opera è stata negli anni attribuita a molti autori diversi. Al momento il Lucco ritiene si tratti di opera di autore sconosciuto, alcuni lavori del quale sono stati identificati nell’area padovana. L’autore fu istruito alla scuola del Bellini, ma fu anche in rapporti con Jacopo da Montagnana.
Spostandosi verso il fondo della chiesa, si entra nella prima delle due cappelle un tempo riservate alla nobiltà. Queste vennero aggiunte alla struttura originale e separate da una serie di piccoli archi, come l’unico rimasto nella Cappella dell’Organo.
Nella Cappella delle Confessioni tra le due finestre c’è il dipinto della Sacra Famiglia  con le Sante Francesca Romana ed Eurosia, precedentemente facente parte dell’Altare Maggiore. L’autore è Giandomenico Tiepolo ed è datato al 1777. La tela è un compromesso tra lo stile Rococò del padre Giambattista che spesso seguì (lavorarono anche brevemente insieme in Spagna) e i nuovi modi del Neoclassicismo. L’angelo in primo piano fu aggiunto da G.B. Mengardi, un seguace del Classicismo accademico.
Alla destra del quadro è visibile un cancello di bronzo di squisita fattura, anch’esso proveniente dall’Altare Maggiore, firmato  IACOB(US) GABAN(US) FECIT- 1747. Di fronte, a sinistra, è presente il dipinto del Martirio di santo Stefano, considerato opera di Stefano dell’Arzere, uno dei più importanti pittori padovani del 16° secolo.
Sulla destra è possibile vedere il primo dei quattro pannelli lignei presenti in chiesa, unico esempio di questo tipo di arte a Padova. Sono attribuiti a G.B. Vian, detto il Vianino, nato a Cremona nel 1564; in queste opere sono presenti influssi delle esperienze di questo artista nel nord Europa. I pannelli rappresentano San Giovanni nel deserto, San Francesco con i segni delle Stigmate, la Bilocazione di Sant’Antonio e San Bernardino che guarisce un re.  I resti di un’Annunciazione di autore sconosciuto del 15° secolo sono stati trovati nell’arco che sovrasta l’abside destro. Nella cappella è possibile ammirare anche una Madonna col Bambino in terracotta policroma, attribuita dal Bellinati a Giovanni da Pisa (15° secolo). L’opera combina una non usuale elaborazione di stili, mischiando elementi Gotici e Rinascimentali. Nel muro alla destra è visibile un bassorilievo del medesimo peNell’abside centrale l’altare centrale è in primo piano, a seguito dello spostamento subito durante i lavori di restauro del precedente altare barocco. Altre parti dello stesso furono utilizzati per il tabernacolo e la base della Madonna in terracotta. Nel fondo sono presenti un coro in marmo e crocifisso degli anni ‘70. I due pannelli dorati decorati sono del 17° secolo. L’affresco nel catino dell’abside raffigura il Padre Eterno con la Madonna e Cristo: a causa delle cattive condizioni è di difficile identificazione l’autore. Nell’abside a sinistra resti di un affresco del 18° secolo.Alla sinistra dell’altare maggiore c’e’ una pregevole tavola  di San Liberale attribuita a Jacopo da Montagnana e datata tra il 1458 e il 1651.Sopra la porta laterale una Madonna con Bambino del 16° secolo. Sparse nella chiesa alcune testine d’angelo attribuibili a Giovanni Bonazza.
Prima di uscire si trovano i resti di un affresco, sulla destra. La parte bassa rappresenta la Crocifissione, mentre la superiore è la Storia di San Giovanni Battista. Secondo il Bellinati l’opera fu commissionata da Marco Forzaté nelle sue ultime volontà nel 1372. Fino al 1963 furono coperte da un altare Barocco e solo dopo fu possibile scoprire una scritta danneggiata riportante HOC OPUS PINXIT GERARDUCIUS DE REGIO, che indica che il lavoro fu eseguito dall’artista che risiedette in Padova nella zona di Sant’Andrea tra il 1353 e il 1379.Un esempio di arte contemporanea sono le 14 stazioni della Via Crucis, eseguite dall’artista padovano Paolo de Poli in rame smaltato nel 1968.