Storia

La chiesa di San Benedetto abate chiamata da secoli chiesa di San Benedetto Vecchio (per non confonderla con la vicina chiesa di San Benedetto Novello) è un edificio di origine medievale che si affaccia su Riviera San Benedetto, verso il Bacchiglione, a Padova. L’edificio sorse con l’annesso monastero benedettino per volere del beato Giordano Forzatè.
Come narra il Portenari, la chiesa di San Benedetto sarebbe sorta per volere di Giordano Forzatè nel 1195 con il monastero benedettino “in distinti claustri e domicilij pose monaci e monache, e lo governò santamente con titolo di Priore per alquanti anni” (A. Portenari, 1623, pag. 471) e a confermare la data di fondazione si aggiungono gli Annales Patavini e i Libri Regiminum Padue. Alcuni documenti ricordano che il monastero fu fondato in prossimità di un ospitales. Il monastero doppio, con comunità femminile guidata da una badessa e quella maschile capeggiata dal priore, in seguito alla morte del fondatore (1248) fu destinato alle sole monache, mentre i monaci costruirono poco distante una nuova sede con chiesa, San Benedetto Novello (1262). Ricordano le fonti che la chiesa, consacrata il 31 agosto 1222, originariamente si poneva al centro del monastero, a divisione della parte maschile e femminile. Dopo la scissione, il monastero fiorì ampiamente, tanto che tra il 1356 e il 1397 vi fu badessa Anna Buzzaccarini, cognata del Principe di Padova Francesco il Vecchio che fece adornare le strutture riccamente, a proprie spese. Dopo Anna, seguì la figura di Orsola Buzzaccarini che donò la chiesa di Sant’Orsola (1402) ai Francescani Riformati mentre, alcuni decenni dopo, vi giunse una giovane educanda, Caterina Cornaro, dove ricette educazione sino all’età di quattordici anni.
La chiesa rimase inalterata sino al 1612 quando la badessa Aurora da Camposampiero promosse lavori di adeguamento, probabilmente a seguito delle riforme liturgiche del Concilio di Trento. Si cambiò l’orientamento e la facciata, prima posta verso ponente, fu rivolta verso levante dove originariamente era posto il presbiterio. Il Portenari ricorda che attorno al 1620 fu “ridotta in bellissima forma, e vagamente ornata”. Il 3 luglio 1628 il cardinale Pietro Valier in visita pastorale la trova “bene tecta, ampla et alba”. Nei decenni seguenti la costruzione fu arricchita e adornata di nuove opere ed altari.
Con le legislazioni ecclesiastiche napoleoniche del 1810 il monastero benedettino fu soppresso e trasformato in caserma d’artiglieria mentre la chiesa assunse il titolo di parrocchiale, assorbendo quello della chiesa di San Leonardo.
Agli inizi del XX secolo l’edificio subì numerosi interventi di restauro, ma l’11 marzo 1944 fu colpito dalle bombe alleate che devastarono la struttura e distrussero numerose opere d’arte, tra cui il ciclo delle storie dell’Apocalisse di Giusto de’ Menabuoi. Nel primo dopoguerra si avviarono i restauri che favorirono il recupero dell’aspetto romanico.
Oggi in continuità con i decreti napoleonici la chiesa è parrocchiale affidata al clero secolare della diocesi di Padova.